Dal vecchio Totocalcio a oggi, con le scommesse su richiesta (scommesse on demand), c’è stata l’evoluzione del quotista. Il mestiere del quotista sportivo è un’occupazione abbastanza particolare, unica. Non ci sono state e a tuttora non ci sono scuole, corsi, master che insegnino questo lavoro. Il quotista sportivo impara sul campo. Deve avere cognizione di matematica, sapere di statistica e una gran passione per lo sport. Il cuore è quello che consente al quotista di leggere, interpretare e infine dare un “valore” all’evento. Per “dare un prezzo” all’evento la teoria e la pratica saranno alla base della sua conoscenza. In Italia i primi del mestiere furono gli esperti del mondo dell’ippica. Il centro del mondo delle scommesse era rappresentato dalle persone che si occupavano del picchetto all’ippodromo, gli allibratori, che avevano sotto controllo i numeri, le logiche e i meccanismi delle quote.
Il tutto venne poi trasferito al mondo dello sport l’anno in cui furono rese legali le scommesse sportive in Italia, nel giugno del 1998 in occasione degli Europei di Francia (il campionato del famoso rigore di Di Biagio sulla traversa). Sono solo venti gli anni che ci dividono da quella data ma, per i quotisti e le scommesse, le cose sono cambiate a tal punto che sembrano esserne passati cento.
La tecnologia a portata di tutti
La tecnologia a disposizione del quotista di allora era molto limitata e lo erano anche le partite da quotare. In quegli anni si scommetteva sulla Serie A, sulla serie B, su alcune partite di Premier o Liga, Champions e Coppa Uefa. Per quanto riguarda altri sport come il Tennis o Il Basket si scommetteva solo se l’evento meritava l’attenzione di qualche testata giornalistica. Oggi il quotista ha davanti a se un palinsesto senza limiti, si spazia dallo sport al gossip, ci sono oltre 25.000 appuntamenti ogni mese, oltre seicento scommesse su una partita di calcio. Il quotista ha a disposizione fornitori esterni, siti di informazione, strumenti che gli permettono di confrontare il mercato nazionale e quello mondiale, software con i quali genera centinaia di scommesse per ogni incontro inserendo solo le quote del classico 1X2 (aspettativa di chi vince) e dell’under/over (aspettativa di gol). L’evoluzione dal 1998 a oggi è cambiata con passaggi graduali seppur in breve tempo. Le scommesse sportive, dal momento della legalizzazione, raccolsero immediatamente un grande consenso di pubblico e sempre maggiore è stato il numero di persone che si sono spostate dal Totocalcio alle agenzie di betting.
Il passato e il presente delle scommesse
Un pezzo di storia italiana è rappresentata dal Totocalcio: il sogno di riscatto e di ricchezza del dopoguerra. Il Totocalcio fece nascere i bar sport all’italiana dove un gruppo di amici si sedeva attorno a un tavolo a mettere crocette sui vari 1, X, 2. Per molti anni rappresentò la passione degli italiani per il calcio e il gioco dove potevano esprimere la loro idea sul calcio. Per questo il passaggio alle scommesse sportive è stato naturale. Non c’era più la grande vincita del “13” che ti cambia la vita e allora si pensò al SuperEnalotto. Non si faceva “13” ma “6”. Il successo delle scommesse sportive nei primi anni del duemila spinse le società di betting ad assumere consulenti ed esperti provenienti da bookmakers inglesi, dove l’esperienza dello sport betting faceva già parte del tessuto sociale.
I quotisti italiani crearono così un know-how che hanno trasmesso alle nuove leve del settore. Anche se il mercato italiano del betting è nato più tardi è diventato in poco tempo l’esempio come mercato “regolamentato” a livello mondiale e preso come modello in tanti paesi. In Italia gli operatori svolgono il loro lavoro sotto il controllo di un ente statale come i Monopoli. Fino al 2014 erano proprio i Monopoli di Stato che pubblicavano ogni giorno gli eventi a cui era consentito aprire e raccogliere gioco. E qui ci fu un altro grosso cambiamento, sempre con approvazione del regolatore, i bookmakers proposero nuovi sport, appuntamenti e scommesse. I quotisti si ritrovarono a confrontarsi con sport improbabili e scommesse molto particolari. Non si può più parlare di quotisti sportivi. Ci troviamo davanti alle scommesse su richiesta dello scommettitore e per questo Sisal ha dedicato un’intera area della propria organizzazione all’On Demand. Il quotista non può più sapere tutto ma deve informarsi su tutto.